Una voce da Tokyo
Il 13 marzo Rachele Grassi, Ufficio Stampa di Giappone in Italia, ha raccolto un’intervista a Marta Barbieri, studentessa in scambio presso l’Università Waseda di Tokyo.
1 Dove ti trovavi al momento del terremoto?
Al momento del terremoto ero in camera mia, in dormitorio, seduta alla scrivania. Nessuno si è reso conto subito di cosa stesse succedendo, perché inizialmente le scosse erano molto leggere, come se fosse un “normale”, non preoccupante, terremoto in quel di Tokyo. Dopo alcuni secondi è diventato invece quel che tutti sappiamo e personalmente mi sono rifugiata sotto la scrivania (come eravamo stati tutti avvisati di fare in caso di terremoto); qualcuno si è fatto prendere dal panico e si è precipitato giù dalle scale però… sbagliatissimo, ma per fortuna nessuno si è fatto niente. Noi siamo stati fortunati. Un amico era in biblioteca, e ti lascio immaginare l’effetto domino che c’è stato con tutti quegli scaffali… altri ragazzi erano in treno, o in ascensore… anche qui, lascio tutto alla tua immaginazione. Ma per fortuna, nessuna conseguenza degne di nota, Tokyo era preparata.
2 Avete avuto subito indicazioni di come ripararvi e proteggervi o avete improvvisato?
Ovviamente, durante la scossa abbiamo dovuto affidarci a noi stessi. Non appena la prima scossa è finita, comunque (ce ne sono state almeno 3 molto forti, seguite ovviamente da continue scosse di assestamento, più o meno forti, che continuano tuttora – da oggi pomeriggio poche, per essere sincera, ma fino a mezzogiorno quasi ininterrotte), dagli altoparlanti presenti in tutti i corridoi del dormitorio ci hanno dato indicazioni (sia in giapponese che in inglese, perché ci sono anche studenti che non sanno il giapponese) su cosa fare e dove radunarci, e lo staff del dormitorio è stato sempre con noi, dicendoci come comportarci e così via.
3 Quanto sono andate avanti le scosse?
Per quanto riguarda il terremoto “principale”… almeno 5 minuti. Probabilmente di più, ma non saprei quantificare. Un’amica al momento stava usando l’i-pod e dice che ha fatto in tempo ad ascoltare tre canzoni prima che le scosse si fermassero, ma di più non saprei dire…
4 Che comunicazioni ci sono state da parte delle autorità?
Mah, informazioni non-stop in televisione… continuano anche ora. Per esempio, abbiamo avuto immediatamente bilanci su feriti, dispersi e così via. Per cui sapevamo che la situazione era sotto controllo, a Tokyo, mentre era disastrosa a Sendai. E sapevamo che i treni non funzionavano (ovviamente) e che le linee telefoniche erano intasate. A chi si trovava in posti non provvisti di spazi aperti abbastanza grandi da essere sicuri nelle vicinanze (diversamente da noi) è stato consigliato di andare immediatamente in un parco. A chi era in giro è stato chiesto di fermarsi in un posto sicuro per la notte senza cercare di tornare a casa ad ogni costo a meno che la casa non fosse raggiungibile a piedi.
5 Come hai trascorso le ore successive?
All’inizio siamo stati tutti (tutti coloro che si trovavano in dormitorio) insieme in una stanza al piano terra del dormitorio, guardando le news e scattando in cortile ad ogni nuova scossa. Quando ci hanno detto che era sicuro farlo, siamo tornati in camera, ma nessuno è rimasto da solo comunque.
6 La sera hai potuto dormire nel tuo alloggio?
Sì, non ci sono stati problemi. Anche perché le nostre stanze sono piuttosto sicure… in primo luogo, i mobili sono saldamente inchiodati ai muri (proprio in previsione di forti terremoti); io ho dormito in camera mia con un’amica, ma chi si sentiva più sicuro a fare così è rimasto a dormire nella lobby del dormitorio, al piano terra.
7 Hai avuto notizie dalle istituzioni o per capire meglio la situazione hai consultato internet e guardato notiziari?
Sono rimasta in dormitorio per la maggior parte del tempo, quindi mi sono rifatta a quel che diceva lo staff dello stesso e ai notiziari.
8 Dopo due giorni hai deciso di lasciare il paese, è stato un suggerimento arrivato dalle autorità?
No, le autorità ci assicurano che la situazione è sotto controllo. Anche l’Ambasciata italiana a Tokyo ha detto lo stesso. Ho deciso di tornare semplicemente perché i miei genitori mi hanno chiesto di farlo, e perché ritengo che il pericolo – radiazioni non sia da sottovalutare. Anche se al momento è tutto ok, qualora succedesse qualcosa sarebbe troppo tardi per prendere contromisure. Si tratta di un semplice “prevenire è meglio che curare”.
9 Alcuni commenti personali
Commenti personali… personalmente, sono solo felice che tutti i miei amici e le persone cui tengo qui in Giappone siano al sicuro. Ovviamente, si tratta di un commento egoistico, nel momento in cui moltissime persone stanno invece vivendo una situazione terribile.
Non posso che affidarmi alla professionalità giapponese nell’attendere che la situazione venga risolta. E sperare che non ci siano nuovi terremoti nella zona di Fukushima.