Le fasi di evoluzione nella storia dell’aikidō
La filosofia alla base dell’insegnamento e le tecniche di Ueshiba Morihei, il fondatore dell’aikidō, differirono grandemente a seconda delle epoche di evoluzione della sua pratica.
Primo periodo: Era Taishō (1912-1926)
Ueshiba praticò numerose forme di bujutsu e raggiunse la maturazione spirituale attraverso la pratica religiosa. Insegnò Daitoryū aikijūjutsu. In quest’epoca impostò la pratica sui kata.
Fra le scuole di jūjutsu, oltre a quelle che si basavano principalmente sul combattimento corpo a corpo e sul combattimento a terra, ne esistevano anche alcune che avevano tramutato i movimenti e le tecniche di spada in tecniche di lotta corpo a corpo, taijutsu, la scuola di Daitoryu di Aizu fu una delle più rappresentative.
Secondo periodo: I primi diciassette anni dell’epoca Showa (1926-1942)
Dal Daitoryū aikijūjutsu si entra nell’epoca del Ueshibaryū Aikijutsu, successivamente modificato in Aiki bujutsu e in seguito Aiki budō. Ueshiba aggiunse al Daitoryū le sue conoscenze relative alle tecniche di lancia (sojutsu), di cui era un rinomato esperto, creando così il metodo uchikomi, una sorta di “kata che vive” che viene considerato tipico dell’aikidō. Questa fu l’epoca in cui raggiunse un eccezionale livello di maestria e venne consacrato ai vertici del mondo delle arti marziali esercitando la propria autorità. Si racconta che Yamamoto Gonbe (1852-1933, Ammiraglio e Primo Ministro) assistendo a una dimostrazione del Maestro Ueshiba abbia detto “È la prima volta, dopo la Restaurazione Meiji, che vedo una lancia che ‘vive!” e che il Maestro Kanō Jigorō del Kōdōkan abbia affermato: “Questo è il vero budō che ho sempre desiderato praticare!”
Terzo periodo: Dal diciottesimo anno Showa fino ai nostri giorni (1943- ) Nella primavera del 1943 decise di abbandonare tutti gli impegni fino ad allora presi nei confronti dell’esercito, della marina e del mondo delle arti marziali per rifugiarsi ad Iwama, nella Prefettura di Ibaragi, dove si dedicò all’agricoltura, coniugando la sua passione per le arti marziali all’amore per la terra. È in questa fase che si venne a creare “l’aikidō in quando Via di tutti coloro che coltivano il grande amore per il cielo e la terra”. Dal dopoguerra l’aikidō fu presentato al pubblico e si venne a diffondere in tutto il mondo.
Chiara Bottelli, nipponista, si occupa di turismo responsabile e artigianato