Il fondatore dell’Aikidō: Ueshiba Morihei (1883-1969)
Ueshiba Morihei nacque il 14 dicembre 1883 a Tanabe nella regione di Kii, da una famiglia di facoltosi agricoltori. Tanabe si trova nell’attuale prefettura di Wakayama, nel famoso distretto di Kumano, un’area associata alle più antiche tradizioni del misticismo giapponese e che si diceva fosse la porta verso il divino: i santuari di queste montagne erano considerati come i luoghi più sacri del Paese.
Numerosi jinja sparsi nella campagna custodivano la grande divinità della montagna di Kumano; nel corso dei secoli centinaia di asceti (hijiri) si erano purificati sotto le sacre cascate di Nachi, casa degli onnipotenti Re Dragoni; la mitologica figura di En no Gyoja, patriarca degli asceti della montagna (yamabushi), praticava in quei luoghi; inoltre si credeva che Kōbō Daishi, maestro del buddhismo tantrico e fondatore della scuola Shingon fosse ancora vivo e predicasse sul picco del mandala del Monte Kōya, aspettando l’alba di una nuova era con l’arrivo del Buddha Miroku, il Buddha Illuminato del futuro. Morihei fu cosi immerso fin dalla nascita in un’atmosfera nella quale il soprannaturale, il misterioso,il divino erano presenti e palpabili.
Dal 1890 ricevette l’istruzione primaria presso un teraloya, la scuola di un tempio Shingon, dove il monaco Fujimoto Mitsujo gli insegno oltre ai classici cinesi, le tecniche di meditazione e le recitazioni segrete tipiche dell’elaborato apparato rituale del buddhismo esoterico, unito a cerimonie tantriche con l’uso di mantra sanscriti e spettacolari riti del fuoco (saitō goma); il giovane Ueshiba fu dunque vicino alle pratiche sciamaniche dei culti popolari e alle divinità della natura legate alla tradizione sacra locale fin dalla tenera età.
Tutte le biografie di Ueshiba sottolineano le sue doti di tenacia e di volontà straordinaria che lo misero in grado di far fronte e superare la fragilità di costituzione.
Dotato inoltre di memoria prodigiosa e di grande facilita di calcolo, studio da contabile e si trasferì a Tokyo nel 1901 dove approfondì lo studio delle arti marziali, probabilmente impressionato dall’aggressione che suo padre dovette subire ad opera di un gruppo di briganti. Praticò il jūjutsu delle scuola Tenshin Shin’yo e Yagyūryū e probabilmente la scuola di spada Shingake ryū. Ma una grave malattia lo obbligò a tornare a Tanabe, dove nel 1902 si sposò con Itokawa Hatsu.
Nel 1903 fu riformato dalla leva militare a causa della statura insufficiente, per un solo centimetro (misurava cm 156). Deciso a non rassegnarsi, si fece appendere agli alberi con grossi pesi alle caviglie, in modo da allungare la colonna vertebrale.
Venne accettato a una seconda visita e partecipo alla guerra in Manciura, da cui tornò con il grado di sergente e una fama di grande abilita nel maneggio della baionetta (jūken). Si era guadagnato anche il nomignolo di tetsujin, uomo di ferro, e pesava oltre 80 chili; per rafforzarsi aveva inoltre seguito gli insegnamenti dello Yagyūryū del maestro Masakatsu Nakai, che continuò a frequentare anche negli anni seguenti.
Nel 1907 tornò a Tanabe; spesso depresso e inquieto si rifugiava nelle montagne con la sua spada, allenandosi e seguendo rigide pratiche di digiuno. Ogni giorno eseguiva pratiche ascetiche mizugori consistenti nel versarsi addosso secchi di acqua ghiacciata come atto di purificazione del corpo per avvicinarsi ai kami. Continuò l’allenamento delle arti marziali fino al raggiungimento nel 1908 del grado più alto, menkyo kaiden della scuola Yagyūryū.
Nel 1910 nacque la prima figlia Matsuko e, nel 1912, aderì all’appello del governo giapponese per colonizzare l’isola di Hokkaido: Ueshiba sarà a capo di un gruppo di coloni insediati a Shirataki, una zona disabitata per trasformarla in area agricola.
I suoi biografi raccontano che il lavoro agricolo non gli lasciava molto tempo per praticare arti marziali ma era ossessionato dal desiderio di rafforzare il proprio fisico,
abbatteva alberi, sradicava tronchi, praticava il tiro alla fune.
Solo dopo tre anni di duri sforzi di colonizzazione, i campi incominciarono a fornire raccolti apprezzabili e Ueshiba si fece raggiungere dalla moglie e dalla figlia. Durante questo periodo l’evento più importante fu l’incontro con il maestro del Daitoryū Aikijutsu, Sokaku Takeda (1860-1943) indiscusso maestro di jūjutsu, con ilquale Ueshiba si allenò strenuamente fino a raggiungere il primo grado d’insegnamento.
La Daitoryū Aikijutsu è una antica scuola di bujutsu, creata nel 1087 da Yoshimitsu Minamoto (1056-1127). Gli insegnamenti marziali furono trasmessi in segreto presso il clan Takeda fino ai giorni nostri.
Morihei costrui un dōjō nella sua proprietà proprio per ospitarci Takeda invitandolo a viverci e a insegnare, e ricevendo egli stesso lezioni per due ore ogni mattina. Dal momento che Takeda era un insegnante della vecchia scuola, Morihei era tenuto ad assistere il maestro, preparandogli personalmente i pasti, lavandogli i vestiti, massaggiandogli spalle e gambe e aiutandolo a prendere il bagno.
Secondo Stevens, Ueshiba nel 1919 trovo la scusa della grave malattia del padre per abbandonare il maestro Takeda che stava diventando sempre più esigente. Spiritualmente inquieto e ansioso di sperimentare le sue tecniche, libero dalle pretese senza fine di un mentore esigente ed esasperante, Ueshiba decise di tornare a Tanabe al capezzale del padre morente; tuttavia si fermo prima ad Ayabe, centro del culto dell’Ōmotokyō, avendo sentito parlare del capo carismatico di questa nuova religione. Qui nel 1919 avvenne il primo incontro con il mistico Deguchi Onisaburō, che destò in Ueshiba un’impressione indelebile: gli rimarrà legato per tutta la vita e la sua formazione spirituale ne verrà fortemente influenzata.
L’avvenimento che lo colpì in modo particolare fu relativo alla figura del padre morente: durante una sessione di preghiera, l’ombra di suo padre apparve a Ueshiba, che ne rimase scosso. Deguchi si diresse verso di lui chiedendogli cosa avesse.
Ueshiba rispose che era preoccupato per suo padre, e Deguchi gli rispose semplicemente “Tuo padre sta bene. Lascialo partire”. Infatti il padre si era da poco spento serenamente.
Ueshiba divento un fervente seguace dell’Ōmotokyō.
Nel giro di pochi mesi si trasferì ad Ayabe con la famiglia. Qui nel 1921 nacque il figlio Kisshōmaru. Ad Ayabe Ueshiba partecipava alle attività della comunità: coltivava i campi e insegnava Daitoryū Aikijutsu in un dōjō aperto apposta per lui da Onisaburō. Dato che la nuova religione promuoveva anche le attività artistiche, Ueshiba si dedicò alla calligrafia e alla poesia.
Egli condivise da allora per diversi anni gli ideali e le avventure di Deguchi, compreso l’idealistico quanto irrealistico tentativo di fondare in Mongolia una nuova comunità universalista.
Il 1924 e l’anno dell’avventura in Mongolia. Nonostante fosse confinato agli arresti domiciliari, Deguchi parte accompagnato da Ueshiba che rivestiva il ruolo di sua guardia del corpo, e un piccolo gruppo di entusiasti alla volta della Mongolia, con l’irrealistico progetto di fondare una nazione che rappresentasse la costruzione
del “Paradiso in Terra” realizzando l’annuncio profetico di Nao.
Entrano in conflitto con le autorità locali e vengono imprigionati ma salvati all’ultimo momento, per non creare un incidente diplomatico tra Cina e Giappone e rimpatriati.
Stevens cita l’episodio dei proiettili visti in anticipo, raccontato da Ueshiba stesso e riportato anche nella biografia del fondatore curata dal figlio Kisshōmaru:
[…] fummo intrappolati in una vallata e bersagliati da una pioggia di proiettili.
Miracolosamente potevo concepirne la direzione: raggi di luce me ne indicavano la traiettoria e cosi ero in grado di evitarli. L’abilita di percepire un attacco e ciò che gli antichi maestri di arti marziali intendono con la parola anticipazione. Se la mente e ferma e pura si può percepire l’aggressione e contrastarla; e questo, ho compreso, sonoi principi segreti del budō.
Questo e il primo episodio della vita di Ueshiba che lo qualifica come essere straordinario, capace di cose al di fuori delle possibilità umane. Tornato in Giappone, Ueshiba continuo la sua vita ad Ayabe sempre più assorbito dagli insegnamenti mistici di Deguchi, sia sul kotodama, sia sul significato nascosto negli antichi miti del Kojiki.
A questo periodo risale l’accentuarsi della sua ricerca spirituale. Ueshiba si opponeva al nazionalismo che intendeva legittimare la supremazia del Giappone in Asia e rifiutava l’uso strumentale che questa ideologia faceva delle arti marziali. Egli intendeva inserire la sua disciplina in una visione piu ampia e complessiva dell’uomo.
Fu nel dōjō di Ayabe che il quarantaduenne Morihei ebbe l’esperienza mistica che marcò la sua vita, facendogli capire il vero significato della via che aveva intrapreso.
Ueshiba forni di questa visione differenti versioni durante gli anni seguenti, e nella tarda età sembra che abbia gradualmente fuso diversi eventi per ricavarne una versione unica e finale.
Un giorno un ufficiale della marina visito Ayabe deciso a sfidare Morihei in un incontro di kendō, questi acconsenti ma non si armo. L’ufficiale, uomo di spada di alto grado, fu naturalmente offeso dall’affronto alla sua abilita e attacco furiosamente. Morihei evito facilmente gli attacchi ripetuti dell’ufficiale. Quando costui, finalmente esausto, ammise la sconfitta, chiese a Morihei il suo segreto.
“Appena prima dei suoi attacchi vedo un raggio di luce davanti agli occhi che mi rivela la direzione in cui intende attaccare.” Dopo questo incontro Morihei andò in giardino a prendere l’acqua dal pozzo per lavarsi le mani e la faccia da sudore.
Improvvisamente incominciò a tremare e si senti immobilizzato. La terra sotto i suoi piedi prese a scuotersi e si trovo immerso in raggi di pura luce che scendevano dal cielo. Circondato da una nebbia dorata, senti svanire ogni meschina presunzione e assunse la forma di un essere dorato. Morihei percepì l’intimo funzionamento del cosmo e quindi percepì una rivelazione espressa nella frase: Io sono tutt’uno con l’universo, il centro dell’universo e dentro di me!
La barriera fra il mondo materiale, il mondo nascosto e il mondo divino si ruppe; simultaneamente Morihei comprese che il budō non era lotta ma piuttosto amore, un amore che nutre e protegge ogni cosa.
Morihei collegò questa esperienza travolgente con il credo dell’Ōmotokyō. Questa esperienza rappresentava una unificazione con il divino. E proprio il concetto di unificazione con il divino costituiva un punto centrale della nuova fede. Morihei stava esprimendo questa straordinaria trasformazione nell’unico linguaggio che conoscesse. Dopo questo episodio comunque divenne un uomo diverso. Il suo sesto senso dell’anticipazione era ormai completamente sviluppato e nelle arti marziali era adesso veramente invincibile.
Nel 1927 la sua fama si era allargata enormemente quando comincio ad allenare membri dell’esercito locale e spesso veniva invitato a dare dimostrazioni a militari di alto rango.
Ma i circoli ufficiali che pur lo avevano accolto molto favorevolmente e si offrivano di divenire il canale di diffusione della sua arte, non avrebbero potuto tollerare il coinvolgimento con un gruppo in contrasto con la linea governativa.
Ueshiba fu consigliato dallo stesso Deguchi di prendere le distanze dall’Ōmotokyō e di dedicarsi ufficialmente alle arti marziali. Queste furono le sue parole:
“Lo scopo della tua vita e di rivelare al mondo il vero significato del budō.” Con il benestare di Deguchi, il Fondatore invitato e finanziato dall’ammiraglio Takeshita Isamu si trasferisce a Tokyo nel 1929 con la famiglia ed inizia l’insegnamento della Via dell’Aiki a Shiba Shirogane.
Deguchi aveva capito che il coinvolgimento di Ueshiba nelle arti marziali sarebbe stato un mezzo per insegnare pace, fratellanza e amore oltre che l’importanza dell’arte nella religione. Il budō sarebbe stato suo yūsai, il suo modo di manifestare il divino, cosi Deguchi salutò Ueshiba dandogli la sua benedizione.
L’allontanamento di Ueshiba da Deguchi non fu quindi frutto di una incomprensione o una rottura dovuta a disaccordo, bensì una separazione consensuale che valeva ad allargare la sfera di valori ideali che i due condividevano.
Nel 1931 inizio l’attività del dōjō Kobukan a Shinjuku, Tokyo col nome di aikibudō; la fondazione venne ufficialmente riconosciuta dal governo giapponese nel 1940. Nel 1942 inizio l’allestimento di un luogo all’aperto per la pratica ad Iwama Machi, nella prefettura di Ibaraki, dove venne ufficialmente adottato il nome aikidō.
Ueshiba Kisshōmaru divenne presidente della Fondazione Kobukai; il dōjō di Tokyo si chiamò honbu dōjō.
Gli eventi bellici frenarono l’espansione dell’aikidō in questi anni ma, nel 1943venne terminata la costruzione del tempio dell’Aiki a Iwama Machi dove Ueshiba si ritirò per onorare il suo yaoyorozu kami, letteralmente otto milioni di spiriti e divinità. Il tempio era piccolo ma abbastanza grande da avere un edificio esterno per accompagnare e proteggere il tabernacolo delle divinità. Là, ancor oggi, le quarantadue divinità guardiane dell’aikidō sono custodite insieme al grande spirito dell’Aiki, il kami dell’aikidō.
Nel 1947 venne ripresa l’organizzazione del Kobukai, nota come Aikikai e nel 1948, sotto la guida di Kisshōmaru come direttore generale della fondazione honbu dōjō, vennero gettate le basi per il futuro sviluppo dell’aikidō.
Dopo un difficile periodo di stasi postbellica, l’attività riprende e l’insegnamento comincia a diffondersi dapprima in Giappone e poi nel mondo intero, portatovi dai migliori discepoli.
Nel 1951 nasce a Tokyo Ueshiba Moriteru che diventerà nel 1999 il terzo dōshu
Nel 1960 il Fondatore riceve l’onoreficenza Shiju hōshō, medaglia all’onore della carriera.
Mentre nel 1967 venne inaugurato il nuovo honbu dōjō e la città di Tokyo riconobbe ufficialmente l’insegnamento dell’aikidō.
In questa occasione il Fondatore tenne la sua ultima dimostrazione in pubblico. Ueshiba Morihei continuo incessantemente fino alla più tarda età il suo percorso
personale e la sua opera di insegnamento .
Si spense a Tokyo il 26 aprile del 1969 all’età di 86 anni. Gli verrà conferita l’onoreficenza postuma dello zuihōshō, l’ordine dei tesori sacri.
Il figlio Ueshiba, Kisshōmaru diventerà il secondo dōshu all’età di 48 anni, fino alla morte avvenuta nel 1999. Sarà a sua volta seguito dal figlio Moriteru, che attualmente riveste il ruolo di terzo dōshu.
Nel 1974 vengono gettate le basi per la International Aikidō Federation (IAF).
Il dōshu viene nominato presidente a vita e nel 1976 tiene a Tokyo il suo primo congresso, con la partecipazione di oltre 400 delegati da 29 nazioni.
Chiara Bottelli, nipponista, si occupa di turismo responsabile e artigianato