Il Biwa: dalla Corte di Heian allo Shogunato di Edo
Conclusosi il ciclo dedicato al Gagaku, vorrei cominciare un’altra serie di interventi, più ridotti, dedicati ad una delle realtà più curiose e affascinanti della cultura sviluppatasi successivamente alla fine dell’epoca Heian.
Con la caduta della supremazia Fujiwara e l’ascesa delle grandi famiglie, Taira e Minamoto su tutte, l’assetto politico del Giappone subì un profondo mutamento che l’avrebbe avviato verso quel processo di trasformazione sfociato nel primo shogunato di Kamakura (1185–1333). Al cambio politico corrispose anche un sostanziale cambio di gusto, legato non più in maniera stretta alla cultura della corte di Kyoto e via via sempre più vicino alle nuove caste guerriere.
Il Gagaku, ormai in declino presso la nuova casta guerriera rimase in esecuzione quasi esclusivamente presso la corte imperiale, mentre nel resto del paese proprio uno degli strumenti importati dalla cina con il repertorio di corte andava via via ricevendo maggior fortuna: il biwa. Questo strumento, costituito da una tavola di legno a forma di pera, non era esattamente lo stesso usato nel gagaku, aveva anzi subito vari cambiamenti, come la tipologia di corde usate e la forma stessa che ne ampliava il suono, ma ad essere completamente differente era soprattutto la tecnica di esecuzione che si era fatta più raffinata, tanto da farlo diventare unico strumento solista. A fare la sua fortuna furono soprattutto i ciechi monaci erranti (Biwa Hoshi) che iniziarono a recitare-cantare storie di avventure, duelli e guerre di paese in paese accompagnandosi a questo strumento. Da questo genere oggi in gran parte perduto si sono sviluppati in seguito altri repertori che vorrei prendere in esame nei prossimi interventi, come lo Heike Biwa, il Satsuma Biwa ed il più tardo Chikuzen Biwa.
Edmondo Filippini
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