Shunga: dove si incontrano Arte ed Eros
Nell’epoca Edo il lavoro più importante delle donne giapponesi era cucire i kimono. Perché i kimono devono essere scuciti ogni volta che si lavano e ricuciti dopo essere stati stirati. Il lavoro più complicato è la lavorazione della parte interna; ogni cucitura deve essere nascosta in maniere diverse anche nelle parti interne che non si vedono. È una lavorazione finalizzata al piacere personale di chi lo indossa. Numerosi oggetti giapponesi hanno le decorazioni più raffinate nelle parti nascoste, per esempio le foglie d’oro molte volte sono usate sotto i coperchi, all’interno delle scatole o delle ciotole, forse perché i giapponesi sono troppo timidi per vantarsi e ostentare la bellezza degli oggetti che possiedono. Sono altrettanto timidi nell’erotismo. Gli uomini giapponesi di solito considerano più attraenti le donne quando si intravede solo in parte o si intuisce la loro sensualità.
In Italia l’erotismo è sempre stato uno dei soggetti più importanti dell’arte, fatta eccezione per l’epoca medievale. Quando sono davanti ai capolavori dei maestri italiani, non posso non pensare che l’eros sia una creazione di Dio. Venere è la divinità dell’amore e della bellezza. Quindi penso che gli italiani, visto che privilegiano l’unione di arte ed eros, abbiano considerato gli Shunga alla stregua dei grandi maestri del passato.
Gli Shunga, pittura pornografica divulgata nell’epoca Edo, erano pornografici esattamente come i video che oggi si comperano di notte nei distributori automatici. Quello che ci meraviglia, però, è il fatto che i giapponesi dell’epoca Edo esigessero un livello artistico e artigianale così elevato anche nella pornografia. Infatti i disegnatori degli Shunga erano fra i più grandi pittori dell’epoca, come Utamaro, Hokusai ecc. È tipico della sensibilità giapponese, il piacere privato: ammirarli, godere delle cose più belle osservandole, toccandole in solitudine. Non è concepibile ammirare le opere insieme a un gruppo di persone, appese al muro di un museo, si devono ammirare in un posto intimo. Il posto migliore per percepire questa sensibilità è naturalmente la camera da letto. I chonin, gli artigiani e i commercianti dell’epoca Edo, hanno creato uno stile di vita molto raffinato. Guardando l’ Ukiyoe si capisce quanto la gente avesse il gusto dell’Iki nella vita quotidiana: mangiare, vestirsi, crescere i bambini, suonare gli strumenti, fare gite, fare bagni, anche fare l’amore. Arte ed eros in Giappone, quindi, s’incontravano nella vita quotidiana della gente comune.
Yasuko Sugiyama
2 Commenti
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E’ davvero molto interessante quello che scrivi…
Trovo affascinante questa sorta di delicata introversione moderata ed elegante; conduce le persone esterne all’intimità più nascosta in maniera molto “Iki”.
Quel mondo interiore, che di solito non è condiviso apertamente, con la mostra “Shunga” viene esposto alla mercè di tutti i visitatori, quasi a rompere l’intimità stessa di una tendenza culturale.
Personalmente, l’ho apprezzata molto. Mi chiedevo però come avessero reagito le persone di cultura giapponese all’esposizione museale di queste stampe…
Emanuela
Cara Emanuela,
ho visto numerose mostre sul teme dell’eros, ma personalmente non ho potuto partecipare all’inaugurazione della mostra per senso del pudore. Vorrei sapere anch’io come avrebbero reagito le persone di cultura giapponese. Credo però che i giapponesi abbiano la tendenza di apprezzare la proprio cultura quando questa è apprezzata in Occidente. Ho paura che incomincino ad apprezzare gli shunga in maniera occidentale dimenticando la sensibilità originale.