Il tempo nel gagaku
Nel precedente intervento è stato mostrato come il ritmo interviene all’interno delle danze e delle musiche strumentali del repertorio gagaku. Altrettanto interessante, anche se concettualmente meno complesso, è il tempo, o meglio, la struttura interna dei singoli brani con cui vengono poi catalogati. Essi si dividono in quattro “generi” ben distinti, taikyoku, jundaikyoku, chūkyoku e shōkyoku. Con il termine taikyoku siamo molto vicini a quello che in occidente potremmo definire come suite, cioè un brano composto da più parti musicali, regolati secondo il principio ritmico del jo-ha-kyū, ancora lontano dal raggiungere la perfezione estetica delle successive espressioni artistiche e teatrali, con cui si struttura anche l’ordine di esecuzione dei singoli brani. Non sono molti oggi i titoli completi strutturati secondo questo schema poiché nel tempo le varie parti hanno assunto sempre più indipendenza sino a diventare veri e propri brani separati da essi ed in molti casi non è più possibile nemmeno ricostruire la loro struttura originale, sia per la mancanza di fonti sia perché una delle tre parti è andata ormai perduta. Esempio di come doveva apparire all’epoca un taikyoku completo lo abbiamo nella famosa danza Taiheiraku che descriveremo in un secondo tempo. Le jundaikyoku sono più rare e si riferiscono ad un più antico sistema di catalogazione delle danze poi scomparso. Al momento si conoscono solo due danze corrispondenti a questa categoria, nonostante presenti alcune differenze tale tempo può essere visto come un taikyoku. Vi sono infine i brani catalogati come chūkyoku e shōkyoku, parti di danze sopravvissute o composte espressamente in questo tempo corrispondenti di solito allo ha o al kyū del principio ritmico sopra detto.
Edmondo Filippini
Dottore magistrale in Musicologia presso l’Università Statale di Milano.
E-mail: filippiniedmondo@yahoo.co.jp