Zen Shiatsu, incontrare l’altro per incontrare me stessa
La traduzione della parola giapponese Zen, dal sanscrito dhyana, al cinese ch’an, è meditazione.
La parola “Zen” davanti a Shiatsu vuole sottolineare l’aspetto meditativo di questa pratica. Non ci si riferisce alla meditazione immobile dello Za-Zen, ma a quell’identico stato di vuoto raggiungibile con lo Za-Zen, pur essendo in movimento.
Non è uno stato passivo dell’essere ma una disposizione d’animo lucidissima e piena di energia.
Questa condizione che si crea, consente di avere i sensi veramente aperti all’ascolto, senza l’intrusione del pensiero, della volontà.
È la possibilità di vivere un vero incontro con la persona che sto trattando, d’incontrarla nella sua interezza, la condizione in cui due persone si fondono in uno.
Tutto ciò è possibile se non c’è intenzione, nulla da voler ottenere con il trattamento.
Tutto ciò è possibile se non c’è ego.
Quando ci si impegna lungo la via dello Zen Shiatsu, ci si adopera in maniera paziente per trovare il “gesto giusto” la “giusta pressione” ; si scoprono i propri limiti e il proprio essere in quel momento.
L’aspetto psichico è l’aspetto più interessante con il quale relazionarsi: è necessario lavorare in direzione delll’abbandono dell’ego, per tendere alla bellezza di un gesto, all’adeguatezza di un gesto, fino a trovare un senso di unità con me stessa.
Posso incontrare l’altro in un senso profondo se ho coltivato e lavorato in direzione del senso di unità con me stessa; questo mi deriva dalla pratica costante dello Zen Shiatsu; il senso di unità con il mio ricevente è possibile trovarla attraverso i gesti semplici, l’atteggiamento con cui mi predispongo al trattamento, il senso di volontà che mi fa procedere nella via dello zen shiatsu, anche il dimenticare la volontà stessa dei mie passi, per rimanere semplice-mente in cammino.
Lo ZEN shiatsu è un percorso interiore: più incontro l’altro, più incontro me stessa, la crescita nello shiatsu e la crescita interiore si prendono per mano.
Elisabetta Joshin Galani