L’iki e la sensibilità estetica giapponese
L’Iki è un modus vivendi tipico dei giapponesi che si esplicita nella figura della geisha. Rappresenta la quintessenza della seduzione finalizzata a se stessa. Si differenzia dagli approcci tradizionali perché rinuncia alla conquista grazie alla forza spirituale. La caratteristica principale è la rottura dell’equilibrio ordinario, che si palesa in tutte le “manifestazioni corporee” dell’Iki. Componendosi di vistosità e modestia, distinzione e volgarità, dolcezza e asprezza, Iki rappresenta il “termine medio”, non sbilanciandosi mai verso l’uno o l’altro estremo.
Per i giapponesi la seduzione si limita ad un cenno allusivo. Mostrare pezzi di vestiti più intimi di sfuggita, mentre si cammina, oppure piccoli lembi di pelle, esprime la dualità della seduzione iki: rompendo l’uniformità del kimono che avvolge completamente la figura femminile, si suggerisce un’apertura all’altro sesso. La bellezza si coglie in piccoli accenni, viene sussurrata dalla peculiarità dell’abbigliamento e dalle posture.
Le tonalità iki sono poche e contrastanti, fatte di colori freddi e di gamma azzurra, come il grigio, il blu oppure il marrone; colori che esprimono sobrietà ed eleganza allo stesso tempo, raccoglimento interiore e sfumature dinamiche.
Ineffabile, inafferrabile, irresistibile… tutto questo è l’iki, e la geisha ne è la sacerdotessa.
Emanuela Collevecchio
emanuela.collevecchio@gmail.com
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E’ veramente affascinante il concetto di “Iki”, credo che ogni occidentale abbia molto da imparare dalla cultura giapponese!
Il “termine medio” ricorda quello che i greci chiamavano “giusto mezzo”. Dovremmo riflettere su quanto sia importante la moderazione, la sobrietà… oggi questi concetti sono andati un po’ persi…
Bellissima l’immagine! Sono sicura che sia di Kitagawa Utamaro, si chiama “Ragazza che incipria il suo collo”… Mostrare piccoli lembi di pelle… La nuca è uno degli “accenni” più erotici in una geisha!
Ho letto con molto interesse questo articolo per una serie di motivi. Tanto per cominciare la donna asiatica, specialmente quella giapponese o sud koreana (sud koreana perchè il regime del nord proibisce alla gente di uscire dal paese) mi hanno sempre affascinato: andando spesso in Inghilterra ho potuto conoscere tantissima gente delle culture più varie. Questo articolo mi ha confermato diverse considerazioni che avevo fatto: la bellezza che viene nascosta, e che per questo motivo viene esaltata ancora di più. Ho sempre trovato veramente sensuale il modo di porsi delle ragazze giapponesi perchè come dice Manu “la seduzione si limita ad un cenno allusivo”. Non sto dicendo che in Inghilterra ho fatto stragi di cuori giapponesi! ma che ho sempre notato questa caratteristica, perchè molto spesso vi è un contrasto fortissimo in luoghi come i clubs per esempio. Infatti il club viene chiamato anche “meat market” perchè molte ragazze inglesi o comunque occidentali sono, come dire, intraprendenti e non ci pensano su due volte a mostrare quelo che offre la casa mentre puoi vedere gruppetti di giapponesi che sembrano fuori dal mondo , a volte. E anche a relazionarsi con ragazzi di questo paese noti sempre un’estrema dolcezza e timidezza che però non vuol dire mancanza di determinazione. Un mondo così lontano che però, per quanto ho potuto esperire, è in realtà vicino al nostro. cambia solo il modo di porsi.
Sacerdotessa degnissima!
e noi ne dovremmo essere i loro fedeli!!!!
Quello che mi affascina è “la rinuncia alla conquista grazie alla forza spirituale” che poi per la verità a moi avviso cozza con alcuni eccessi tipici della cultura Giapponese…come la vedete?
Geisha! lo stile che ho sempre cercato di imitare nella vita. IKI: “in medium stat virtus”.
Complimenti per l’articolo e per l’amore nipponico che ne traspare.
Sarebbe molto bello ampliare questo articolo mediandolo con quello che è accaduto verso al fine dell’ 800 a quei pittori impressionisti che si ispirarono al Japonisme nell’idea di collegare le tonalità fredde dei “fotografi” a quel distacco nobile e compassato.
Ringrazio tutti per i numerosi commenti!
Volevo rispondere a Mix… Credo che non sia completamente giusto definirli “eccessi”. Bisognerebbe partire dal presupposto che si tratti di una cultura differente, con un diverso modo di pensare e di vedere le cose. Questo modo di pensare era già presente nel mito cosmogonico shintoista. Narra la creazione del mondo come conseguenza dell’incestuoso coito dei fratelli Izanagi e Izanami, cioè dell’unione tra il maschile e il femminile. Anche nella cultura buddhista è forte l’idea della coniunctio oppositorum.
In ogni caso comprendo benissimo lo sgomento che si può provare nello scoprire che, quelli che hai chiamato “eccessi”, appartengano ad una cultura che possiede caratteristiche nelle quali è facile riconoscersi (eleganza, sobrietà, seduttività, etc…). Ma vorrei sottolineare ancora, che tali caratteristiche si compongono di sfumature di significato molto differenti dalle nostre. Appartengono ad un diverso universo di pensiero, ad un altro tipo di coscienza sociale e culturale.
Grande!!! Anche io adoro Kuki Shuzo!!!!!!!!