Cinema giapponese
Nubi sparpagliate / Midaregumo
Yumiko, una giovane donna, ha appena scoperto di essere incinta del suo primo figlio. Hiroshi, suo marito, impiegato nel Ministero del Commercio e dell’Industria, sarà trasferito all’ambasciata di Washington. Ma Hiroshi perde improvvisamente la vita per un incidente automobilistico. Mishima, coinvolto in quel disastro, pur riconosciuto innocente, si sente responsabile nei confronti di Yumiko e cerca di aiutarla. Tra lui e la vedova le cose cominceranno a complicarsi…
Il film sarà proiettato venerdì 22 gennaio alle ore 19.00 presso il Centro Incontri Culturali Oriente Occidente, Via Lovanio 8 (MM2 – Moscova) nel contesto della rassegna “5 centimetri al secondo. Viaggio nel Giappone antico e moderno attraverso il cinema”, curata da Giampiero Raganelli.
Regia: Naruse Mikio
Sceneggiatura: Yamada Nobuo
Fotografia: Aizawa Yuzuru
Musiche: Takemitsu Toru
Con Kayama Yuzo (Mishima Shiro), Tsukasa Yoko (Eda Yumiko), Kusabue Mitsuko (Fumiko, sorella di Yumiko), Mori Mitsuko (Katsuko, cognata di Yumiko), Hama Mie (Junko, figlia del Direttore Esecutivo), Kato Daisuke (Hayashida Yuzo), Tsuchiya Yoshio (Hiroshi, marito di Yumiko), Fujiki Yu (Ishikawa, marito di Fumiko)
Produzione: Toho
Durata: 107’
Giappone, 1967
89° e ultimo film per Naruse, realizzato due anni prima della sua morte. Come tante altre sue opere, può essere ridotto allo schema “un uomo, una donna e una luce”. Il fulcro del film infatti è la commovente e indimenticabile scena della donna che cura l’uomo malato, isolati dal resto del mondo. Mishima giace su un futon e Naruse riesce a cogliere le delicate ombre delle espressioni del suo volto. Le variazioni della luce danno a questo stato di cose un tono molto speciale.
Oltre alla malattia, i viaggi o, in questo caso, i due viaggi mancati che iscrivono il film, sono il pretesto narrativo per muovere l’azione e costituiscono l’occasione che permette ai personaggi di affrancarsi e superare i propri limiti.
Per Naruse non c’è il futuro, e nemmeno il passato: solo il presente è importante. Di conseguenza non c’è fuga alle situazioni che crea nei suoi film: i suoi personaggi sono degli essere in trappola.
Naruse Mikio
È il terzo gigante del cinema giapponese, insieme a Ozu e Mizoguchi. Con quest’ultimo condivide la fama di grande cantore dell’universo femminile. Centrali nella sua opera furono i numerosi adattamenti dalla scrittrice Hayashi Fumiko. I suoi ritratti di donne sono però diversi da quelli del collega. Le sue eroine accettano molte volte i modi di fare maschili come un qualcosa facente parte della vita, a differenza di quelle di Mizoguchi, che invece considerano gli uomini come responsabili delle loro umiliazioni. Senza dubbio la resistenza delle donne di Naruse alle avversità e la loro volontà di non cedere e di non perdersi d’animo è uno dei temi più importanti delle pellicole del regista, così come la loro ostinazione. Come dice Keiko, la protagonista di Quando una donna sale le scale / Onna ga kaidan wo agaru toki (1960): «Ma gli alberi continuano a fiorire, per quanto possa soffiare il vento freddo…».
Come Ozu, Naruse ha raccontato la vita della gente comune con un intenso lirismo. Le sue opere infatti rientrano quasi tutte nei generi shomin geki (drammi popolari) e fufu mono (analisi psicologiche all’interno di una coppia sposata). Le sue storie sono caratterizzate da una ricca semplicità. Maria Roberta Novelli, docente presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, evidenzia come l’opera di Naruse sia permeata di un senso wabi, termine che i giapponesi usano a indicare la serenità insita nella sobrietà.
Giampiero Raganelli