Musica giapponese
Un altro punto di particolare delicatezza e complessità, sia linguistica che concettuale è il ritmo del gagaku, ma anche questo potrebbe definirsi un facile mistero. Il ritmo, chiamato chōshi, è diviso in cinque tipi, regolari, chiamati haya hyōshi e nobe hyōshi, e irregolari, distinguibili dalla scansione ritmica delle percussioni e tutti riferiti alla musica del lato sinistro (il ritmo regolare del lato destro è un traslato di questi). I termini haya e nobe altro non sono che una traduzione quasi letterale di veloce e prolungato, il primo potrebbe essere letto come una scansione di solfeggio di uno-due-tre, ecc…, mentre il secondo come uno-e, due-e, tre-e, ecc… Se pensiamo in termini occidentali, i metri regolati possono essere segnati all’interno di uno schema fisso di quattro battute, haya yo hyōshi, od otto battute haya ya hyōshi (yo è quattro e ya è otto). In aggiunta a questo e per evitare schematismi si aggiunte un terzo ritmo regolare di sei battute, chiamato haya mu hyōshi (mu è sei). Alla geometricità dei ritmi regolari si contrappongono ora quelli irregolari di più difficile catalogazione. Chiamati haya tada yo hyōshi e haya tada ya hyōshi e trascritti in notazione occidentale in quattro o otto battute, hanno un andamento irregolare contraddistinto da due diversi ritmi interni (es: 2/4+4/4) più un ritmo particolare con una battuta formata da 2/2+3/2, il yatara yo/ya hyōshi. A differenza del ritmo regolare, i ritmi irregolari del lato destro sono distinti in tre gruppi senza la distinzione tra tada e nobe in quanto tutti assimilati al sistema tada. Essi sono yo hyōshi, battuta di 4/2, age hyōshi, battuta di 4/2 e kara hyōshi in 2/2. Senza addentrarsi ora nello specifico dello strumentazione, il taiko (riferito al dadaiko nelle rappresentazioni di bugaku e al gakudaiko nel kangen), è l’elemento costitutivo della frase ritmica poiché fissa con i suoi colpi, secondo lo schema denominato zun-dō, primo colpo debole con la mano sinistra e secondo colpo più forte con la mano destra, ogni quattro, sei o otto battute la fine o l’inizio di una nuova sequenza che si ripeterà sempre uguale all’interno del brano, stabilendone la lunghezza finale.
Edmondo Filippini
Dottore magistrale in Musicologia presso l’Università Statale di Milano.
E-mail: filippiniedmondo@yahoo.co.jp